giovedì 31 gennaio 2019




INTERVISTA A ME STESSA   
Vivevo  IN CASA DI RIPOSO....era l'anno 2013
 
Come mai quest’idea di intervistare te stessa? Inconsueta…
Già..inconsueta. Ho necessità  urgente di mettermi a fuoco, di capirmi. Quindi questa  è un’ occasione buona, nella quale il rispondere alle tue domande costringe me stessa a “fermare  “ consistentemente pensiero e mente sulle  problematiche interiori, cosa che normalmente non avviene mai nel mio stile  di vivere senza  tregua  ogni attimo dell’  esistenza.
Ce ne accorgiamo che vivi senza tregua…sei sempre fuori,  salti i pasti , non torni a dormire per settimane..una volta a  Teramo, un’altra in sardegna..poi a Vienna…macchina, aereo, bici…non hai paura, non hai timore, sei anche tornata ingessata…ora con un occhio ferito da una palla da tennis…
No, in effetti non  ho paura di nulla. In realtà la mia è una ricerca rapida e costante dell’essenza della vita, alla quale bisogna donarsi per ricevere. Ed è bellissimo riuscire a fare cio’. Ogni mia scelta non è mai piana, comporta programmazione tempestiva, fatica fisica e psicologica, spesso senso di solitudine, spesa, rischio.
Spiegati meglio…
Semplice…solitudine perché non ho nessuno che mi segue…fatica fisica perché la maggior parte dei miei viaggi sono in bicicletta ed in montagna, rischio perché quando si riceve molto…la stanchezza si sente di meno, ma c’è…Camminare ovunque, inoltre, è rischioso poiché si incontrano situazioni negative.
Esempio..?
La pioggia, il freddo ed il vento, persone che non ti tollerano, persone che non riesci a capire, piu’ spese del previsto, necessità di interrompere tutto per esigenze familiari, malesseri fisici…
Tutto ciò ti soddisfa pienamente?
Sì, poiché cercando e provando con i propri mezzi cio’ che offre l’esistenza si ricevono i migliori frutti della vita, che rafforzano la mente e stimolano maggiormente il cammino.Ci si sente senza età, senza tempo, capaci di capire tutto e si percepisce l’amore poichè  viene  restituito con pari intensità dalla vita stessa.
Come concili la vita in comunità a questo tuo modo personale ed impegnato di vivere?
E questo è un punto “cruciale” della situazione che sto vivendo attualmente…

Quale situazione?
Difficoltà estrema a farmi capire dalla “comunità”, a far accettare il mio essere dinamico. Non è un discorso di età, ma di modo di pormi, forse di accettare io stessa chi mi circonda.Accettare un modo di essere cristallizzato nell’equilibrio . Incapacità, quindi, a farmi capire probabilmente perché sono io per prima a non accettare ciò che nella maggioranza di  queste persone è abitudinario e che devo capire.La comunità restituisce ciò che dai, visibilmente e non visibilmente. E’ un grande cuore che gioca inconsapevolmente con te, sul quale rimbalzi come una palla , e ti ritrovi in piedi, alla stessa distanza, per ricominciare il gioco, ogni giorno, ogni momento. E’ questo rapporto un dare-avere reciproco…perché anche gli altri rimbalzano su di te..e se questo rimbalzo è di noi “pietre”, allora facciamo male. Se è  di  noi fiori, allora siamo graditi ed attesi. E’ di noi serpenti velenosi, allora chi ci riceve cerca di fuggire, di ucciderci. E’ di noi bambini, ed avremo tenerezza… di noi lacrime….e  ci consoleranno… chi ci riceve reagisce, a seconda di cio’ che siamo, di come “rimbalziamo” su di lui..Il mio rimbalzo è troppo veloce.
Tu parli spesso di “comunità”. Leggo sul vocabolario Zanichelli questo significato del termine :” Una comunità è un insieme di individui che condividono lo stesso ambiente fisico e tecnologico, formando un gruppo riconoscibile, unito da vincoli organizzativi, linguistici, religiosi, economici e da interessi comuni”. Tu intendi questo per comunità?Non mi sembra che sia la realtà di questa casa..
Vorrei,…ma so che uso questo termine con significato improprio. Non esistono, infatti, nella nostra Casalbergo  motivazioni religiose e i interessi comuni determinati a priori. E’ una casalbergo per la terza età (pensionati). Si chiama “casa” perché ci si abita stabilmente e ci assiste da vicino laddove il nostro stato fisico lo richiede, “albergo” perché offre servizi alberghieri (ristorazione, pulizia, trasporto, sale comuni, ecc.) :questo è ciò che vedo. Siamo tanti, quasi   180 persone (tra ospiti e personale). Vivere ..e vivere con assiduità la “casa” nel contesto di una situazione alberghiera , escludendo i valori ed i problemi dinamici di scambio all’interno di una comunità  (poiché non considerati né gestiti dalla Direzione locale) , è drammatico. Isola . Limita il dialogo ai formali momenti di incontro a tavola, in chiesa, alla porta… Abbatte giorno per giorno ogni capacità  a dimensionarsi costantemente, intimamente e attivamente con l’esterno e con gli altri,  a progettare un obbiettivo che non abbia scadenza giornaliera limitata alla consumazione dei pasti e ad alcuni programmi televisivi.
Tornando a te, alla luce di cio’ che hai detto sembra che non ti relazioni bene all’interno della Casa proprio perché manca quella base comunitaria di cui parlavi,  e quindi difficilmente riesci a farti capire dalla maggioranza delle  persone chiuse in se stesse…
E’ così. Vivo con estrema fatica il rapporto con le persone, che non si lasciano andare con fiducia all’altrui rimbalzo su ciò che loro sono,  quando tu propositiva rappresenti una rottura della rassicurante routine quotidiana e delle certezze in essa acquisite magari da anni . E difficile…io mi stendo come un materasso …il piu’ largo possibile ..per permettere loro di rimbalzare senza farsi male. Ricevo ogni pensiero, ogni dubbio, ogni timore, ogni sguardo assente, ogni prepotenza, ogni lacrima, ogni solitudine…mi sento accolta, ma solo per ricevere, cioè per capire, per soffrire insieme. Non ho spazio propositivo io, invece , e mi sento esattamente come sono considerata, un’ extraterrestre meccanico….Su di loro non rimbalzo, non si lasciano andare.. A volte mi sento di disturbare, di provocare, e vengo rifiutata: questo è il mio rimbalzo. Ho certezza in me stessa, e vivere, come già detto, è per me realizzare progetti ed esperienze, mettermi alla prova. Questo è il mio rimbalzo.Tuttavia qualcuno mi giudica (dicendomelo o facendomelo capire) malata, depressa…altri ragazzina. Altri una donna esaltata, esibizionista…
Hai quindi problemi relazionali..
In realtà è normale per me, alla luce di quanto ho detto, relazionarmi con tutti così come mi vedete, a volte proponendo giochi, spettacoli, discorsi proibiti…trasgressività. Magari propongo un viaggio insieme a chi ho appena conosciuto. Un giro in bici a chi non pedala. Giuro che lo spingo io…ma non vengo creduta, non sono abbastanza rassicurante.
Ecco, questo vorrei fare qui…vorrei andarmene. Poi vorrei girarmi indietro e vedere se qualcuno mi segue..e se non mi segue continuo da sola.
Ma non tieni conto dell’età avanzata della maggioranza delle persone che vivono qui?
No, non ne tengo conto più di tanto. Ritengo l’età solo un handicap fisico, limitante spazialmente,  temporalmente, psicologicamente, ma che ci lascia sempre quel margine di possibilità che si può utilizzare progettualmente ed operativamente. Perché non utilizzarlo al massimo per continuare a godere fino in fondo le opportunità della vita e ciò che possiamo costruire con le nostre capacità?
Mi sembra che non sia del tutto credibile o riscontrabile la tua visuale pessimistica delle persone che vivono qui….che ne pensi, ad esempio, del gruppo che ha realizzato il mercatino? E di quelle persone che seguono la caccia al tesoro che hai proposto?
Forse hai ragione, il mio pensiero è troppo drastico. Chi ha lavorato per il mercatino rappresenta un buon 20% degli ospiti, che ha costruito insieme fattivamente un progetto comune: un mercatino di beneficenza.
Riguardo la caccia al tesoro proposta a tutti, dove io mi sono configurato un re senza scettro (il re di questa casa), e ho cercato di stimolare gli abitanti ad abbandonare lauti pasti e riposo per ritrovare energia e riprendere le vecchie armi (forza fisica e mentale) ed allenare la mente e le braccia alla battaglia contro gli astrogatti (coloro che hanno preso il potere e lo scettro del re , perché eravamo “addormentati”), la risposta è stata piuttosto negativa, fatta eccezione di una decina di persone. Nessuno disponibile a dipingere, scrivere, analizzare, recitare se stesso…Probabilmente ho sbagliato il modo di proporre ,di…”rimbalzare”. La caccia al tesoro finirà nel mese di settembre. Non penserò più a proporne una uguale.
Francesca,   resterai con noi o pensi di…andare via da qui?
Ogni volta che vado a Teramo penso di non tornare piu’ qui. Qui intorno, su strade e montagne del Lazio non ritrovo la pace dell’Abruzzo. Ho la sensazione di perdere pensieri e sensazioni che la solitudine intensa regala.Perdo la proiezione nel cielo . Però qui ho riacquistato il senso del futuro, del domani….lo avevo perso.C’era solo un trasognato, spesso  doloroso presente.
Francesca, cambiamo discorso…perché ti vesti spesso di quindicenne?
Non so precisamente perché, mi attrae tornare indietro nella mia storia…quasi ricominciare…presentarmi e comunicare da ragazzina. Che io  fondamentalmente lo sia?  Non lo sono, ma troppo spesso mi ci sento. Forse è una delle mie malattie.

Sei “fidanzata”?
….Niente di impegnativo perché  temo due cose: la prigionia e la sofferenza


Grazie Francesca…ti darò il cartaceo dell’intervista…se vorrai potrai rettificarla …
No, no….come non mi vergogno di far vedere le mie gambe, quelle che pedalano, così non mi vergogno di  far conoscere come sono “dentro”.


Francesca Filippi

1 commento:

  1. A 13 anni ho letto la poesia di Quasimodo "Ognuno è solo sulla faccia della Terra, trafitto da un raggio di Sole ed è subito sera" L'unica poesia che ho memorizzato alla prima lettura e che non ho più dimenticata. Mi ha fulminata la cruda realtà che vi percepivo e che già dall'ora avevo dentro di me. Il raggio di Sole, la vita , la luce, ci attraversa velocemente per farci ritrovare subito a sera, alla fine del nostro percorso vitale. Soli nasciamo, soli viaggiamo sulla faccia della terra e soli andiamo via. Fulminati dalla vita. Alla ricerca, in quegli attimi di luce, di capire dove ci troviamo e perchè. E tutto questo in Solitudine. Non ho mai pensato che altri mi dovessero capire. So che la strada della verità è dentro di me e dentro di me posso scavare solo io. Gli altri sono importanti. E' bene stabilire relazioni sane. Possiamo condividere esperienze, modi di pensare ma non saremo mai uguali a nessun altro. Siamo unici. Siamo destinati a deludere e a rimanere delusi dalle altre persone perchè siamo diversi, siamo diversi l'uno dall'altro anche se condividiamo la stessa epoca, lo stesso luogo e la stessa famiglia. Nello stesso tempo siamo animali sociali, non possiamo fare a meno degli altri. Gli altri sono parte di noi ma non sono noi. Dobbiamo andare avanti con questa consapevolezza. Ci sentiamo soli ma non riusciamo a compenetrarci per superare questa solitudine che impera in noi.E poi volevo sottolineare in tuo passaggio in cui avverti dentro di te l'infanzia. E' una gran bella sensazione. E' la consapevolezza che non ti sei lasciata contagiare dalla società, che sei una donna forte in grado di difendere e far vivere la bambina che è in te. E' la constatazione che vivi fuori dagli schemi comuni e in quanto tale forte, forte al punto di mettere a nudo la tua anima e mostrarla a tutti. Fai bene! L'essenziale è che tu non cerca chi possa capirti perchè non esiste. Ognuno è solo sulla faccia della terra, trafitto da un raggio di sole ed è subito sera. Godiamoci i pochi raggi di sole che riusciamo a prendere.
    Ciao Francesca :-)

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