INTERVISTA A ME STESSA
Vivevo IN CASA DI RIPOSO....era l'anno 2013
Come mai quest’idea di intervistare te stessa? Inconsueta…
Già..inconsueta. Ho necessità urgente di mettermi a fuoco, di capirmi.
Quindi questa è un’ occasione buona,
nella quale il rispondere alle tue domande costringe me stessa a “fermare “ consistentemente pensiero e mente sulle problematiche interiori, cosa che normalmente
non avviene mai nel mio stile di vivere
senza tregua ogni attimo dell’ esistenza.
Ce ne accorgiamo che vivi senza
tregua…sei sempre fuori, salti i pasti ,
non torni a dormire per settimane..una volta a
Teramo, un’altra in sardegna..poi a Vienna…macchina, aereo, bici…non hai
paura, non hai timore, sei anche tornata ingessata…ora con un occhio ferito da
una palla da tennis…
No, in effetti non ho
paura di nulla. In realtà la mia è una ricerca rapida e costante dell’essenza
della vita, alla quale bisogna donarsi per ricevere. Ed è bellissimo riuscire a
fare cio’. Ogni mia scelta non è mai piana, comporta programmazione tempestiva,
fatica fisica e psicologica, spesso senso di solitudine, spesa, rischio.
Spiegati meglio…
Semplice…solitudine perché non ho nessuno che mi segue…fatica
fisica perché la maggior parte dei miei viaggi sono in bicicletta ed in
montagna, rischio perché quando si riceve molto…la stanchezza si sente di meno,
ma c’è…Camminare ovunque, inoltre, è rischioso poiché si incontrano situazioni
negative.
Esempio..?
La pioggia, il freddo ed il vento, persone che non ti
tollerano, persone che non riesci a capire, piu’ spese del previsto, necessità
di interrompere tutto per esigenze familiari, malesseri fisici…
Tutto ciò ti soddisfa pienamente?
Sì, poiché cercando e provando con i propri mezzi cio’ che
offre l’esistenza si ricevono i migliori frutti della vita, che rafforzano la
mente e stimolano maggiormente il cammino.Ci si sente senza età, senza tempo,
capaci di capire tutto e si percepisce l’amore poichè viene restituito con pari intensità dalla vita
stessa.
Come concili la vita in comunità a
questo tuo modo personale ed impegnato di vivere?
E questo è un punto “cruciale” della situazione che sto
vivendo attualmente…
Quale situazione?
Difficoltà estrema a farmi capire dalla “comunità”, a far
accettare il mio essere dinamico. Non è un discorso di età, ma di modo di
pormi, forse di accettare io stessa chi mi circonda.Accettare un modo di essere
cristallizzato nell’equilibrio . Incapacità, quindi, a farmi capire probabilmente
perché sono io per prima a non accettare ciò che nella maggioranza di queste persone è abitudinario e che devo
capire.La comunità restituisce ciò che dai, visibilmente e non visibilmente. E’
un grande cuore che gioca inconsapevolmente con te, sul quale rimbalzi come una
palla , e ti ritrovi in piedi, alla stessa distanza, per ricominciare il gioco,
ogni giorno, ogni momento. E’ questo rapporto un dare-avere reciproco…perché
anche gli altri rimbalzano su di te..e se questo rimbalzo è di noi “pietre”,
allora facciamo male. Se è di noi fiori, allora siamo graditi ed attesi. E’
di noi serpenti velenosi, allora chi ci riceve cerca di fuggire, di ucciderci.
E’ di noi bambini, ed avremo tenerezza… di noi lacrime….e ci consoleranno… chi ci riceve reagisce, a
seconda di cio’ che siamo, di come “rimbalziamo” su di lui..Il mio rimbalzo è
troppo veloce.
Tu parli spesso di “comunità”.
Leggo sul vocabolario Zanichelli questo significato del termine :” Una comunità è un insieme di individui che condividono lo stesso ambiente fisico e tecnologico, formando un gruppo riconoscibile, unito da vincoli organizzativi, linguistici, religiosi, economici e da interessi comuni”. Tu intendi questo per comunità?Non mi
sembra che sia la realtà di questa casa..
Vorrei,…ma
so che uso questo termine con significato improprio. Non esistono, infatti, nella
nostra Casalbergo motivazioni religiose
e i interessi comuni determinati a priori. E’ una casalbergo per la terza età
(pensionati). Si chiama “casa” perché ci si abita stabilmente e ci assiste da
vicino laddove il nostro stato fisico lo richiede, “albergo” perché offre servizi
alberghieri (ristorazione, pulizia, trasporto, sale comuni, ecc.) :questo è ciò
che vedo. Siamo tanti, quasi 180
persone (tra ospiti e personale). Vivere ..e vivere con assiduità la “casa” nel
contesto di una situazione alberghiera , escludendo i valori ed i problemi
dinamici di scambio all’interno di una comunità (poiché non considerati né gestiti dalla
Direzione locale) , è drammatico. Isola . Limita il dialogo ai formali
momenti di incontro a tavola, in chiesa, alla porta… Abbatte giorno per giorno ogni
capacità a dimensionarsi costantemente,
intimamente e attivamente con l’esterno e con gli altri, a progettare un obbiettivo che non abbia
scadenza giornaliera limitata alla consumazione dei pasti e ad alcuni programmi
televisivi.
Tornando a te, alla luce di cio’ che hai detto sembra che non
ti relazioni bene all’interno della Casa proprio perché manca quella base
comunitaria di cui parlavi, e quindi
difficilmente riesci a farti capire dalla maggioranza delle persone chiuse in se stesse…
E’ così.
Vivo con estrema fatica il rapporto con le persone, che non si lasciano andare
con fiducia all’altrui rimbalzo su ciò che loro sono, quando tu propositiva rappresenti una rottura
della rassicurante routine quotidiana e delle certezze in essa acquisite magari
da anni . E difficile…io mi stendo come un materasso …il piu’ largo possibile
..per permettere loro di rimbalzare senza farsi male. Ricevo ogni pensiero,
ogni dubbio, ogni timore, ogni sguardo assente, ogni prepotenza, ogni lacrima,
ogni solitudine…mi sento accolta, ma solo per ricevere, cioè per capire, per
soffrire insieme. Non ho spazio propositivo io, invece , e mi sento esattamente
come sono considerata, un’ extraterrestre meccanico….Su di loro non rimbalzo,
non si lasciano andare.. A volte mi sento di disturbare, di provocare, e vengo
rifiutata: questo è il mio rimbalzo. Ho certezza in me stessa, e vivere, come
già detto, è per me realizzare progetti ed esperienze, mettermi alla prova. Questo
è il mio rimbalzo.Tuttavia qualcuno mi giudica (dicendomelo o facendomelo
capire) malata, depressa…altri ragazzina. Altri una donna esaltata,
esibizionista…
Hai quindi problemi relazionali..
In realtà
è normale per me, alla luce di quanto ho detto, relazionarmi con tutti così
come mi vedete, a volte proponendo giochi, spettacoli, discorsi proibiti…trasgressività.
Magari propongo un viaggio insieme a chi ho appena conosciuto. Un giro in bici
a chi non pedala. Giuro che lo spingo io…ma non vengo creduta, non sono
abbastanza rassicurante.
Ecco,
questo vorrei fare qui…vorrei andarmene. Poi vorrei girarmi indietro e vedere
se qualcuno mi segue..e se non mi segue continuo da sola.
Ma non tieni conto dell’età avanzata della maggioranza delle
persone che vivono qui?
No, non
ne tengo conto più di tanto. Ritengo l’età solo un handicap fisico, limitante
spazialmente, temporalmente, psicologicamente,
ma che ci lascia sempre quel margine di possibilità che si può utilizzare
progettualmente ed operativamente. Perché non utilizzarlo al massimo per
continuare a godere fino in fondo le opportunità della vita e ciò che possiamo
costruire con le nostre capacità?
Mi sembra che non sia del tutto credibile o riscontrabile la
tua visuale pessimistica delle persone che vivono qui….che ne pensi, ad
esempio, del gruppo che ha realizzato il mercatino? E di quelle persone che
seguono la caccia al tesoro che hai proposto?
Forse hai
ragione, il mio pensiero è troppo drastico. Chi ha lavorato per il mercatino
rappresenta un buon 20% degli ospiti, che ha costruito insieme fattivamente un
progetto comune: un mercatino di beneficenza.
Riguardo
la caccia al tesoro proposta a tutti, dove io mi sono configurato un re senza
scettro (il re di questa casa), e ho cercato di stimolare gli abitanti ad
abbandonare lauti pasti e riposo per ritrovare energia e
riprendere le vecchie armi (forza fisica e mentale) ed allenare la mente e le
braccia alla battaglia contro gli astrogatti (coloro che hanno preso il potere
e lo scettro del re , perché eravamo “addormentati”), la risposta è stata
piuttosto negativa, fatta eccezione di una decina di persone. Nessuno
disponibile a dipingere, scrivere, analizzare, recitare se stesso…Probabilmente
ho sbagliato il modo di proporre ,di…”rimbalzare”. La caccia al tesoro finirà
nel mese di settembre. Non penserò più a proporne una uguale.
Francesca, resterai con noi o pensi di…andare via da qui?
Francesca,
cambiamo discorso…perché ti vesti spesso di quindicenne?
Non so precisamente perché, mi attrae tornare
indietro nella mia storia…quasi ricominciare…presentarmi e comunicare da
ragazzina. Che io fondamentalmente lo
sia? Non lo sono, ma troppo spesso mi ci
sento. Forse è una delle mie malattie.
Sei “fidanzata”?
….Niente di impegnativo perché temo due cose: la prigionia e la sofferenza
Grazie
Francesca…ti darò il cartaceo dell’intervista…se vorrai potrai rettificarla …
No, no….come non mi vergogno di far vedere le mie
gambe, quelle che pedalano, così non mi vergogno di far conoscere come sono “dentro”.
Francesca Filippi
A 13 anni ho letto la poesia di Quasimodo "Ognuno è solo sulla faccia della Terra, trafitto da un raggio di Sole ed è subito sera" L'unica poesia che ho memorizzato alla prima lettura e che non ho più dimenticata. Mi ha fulminata la cruda realtà che vi percepivo e che già dall'ora avevo dentro di me. Il raggio di Sole, la vita , la luce, ci attraversa velocemente per farci ritrovare subito a sera, alla fine del nostro percorso vitale. Soli nasciamo, soli viaggiamo sulla faccia della terra e soli andiamo via. Fulminati dalla vita. Alla ricerca, in quegli attimi di luce, di capire dove ci troviamo e perchè. E tutto questo in Solitudine. Non ho mai pensato che altri mi dovessero capire. So che la strada della verità è dentro di me e dentro di me posso scavare solo io. Gli altri sono importanti. E' bene stabilire relazioni sane. Possiamo condividere esperienze, modi di pensare ma non saremo mai uguali a nessun altro. Siamo unici. Siamo destinati a deludere e a rimanere delusi dalle altre persone perchè siamo diversi, siamo diversi l'uno dall'altro anche se condividiamo la stessa epoca, lo stesso luogo e la stessa famiglia. Nello stesso tempo siamo animali sociali, non possiamo fare a meno degli altri. Gli altri sono parte di noi ma non sono noi. Dobbiamo andare avanti con questa consapevolezza. Ci sentiamo soli ma non riusciamo a compenetrarci per superare questa solitudine che impera in noi.E poi volevo sottolineare in tuo passaggio in cui avverti dentro di te l'infanzia. E' una gran bella sensazione. E' la consapevolezza che non ti sei lasciata contagiare dalla società, che sei una donna forte in grado di difendere e far vivere la bambina che è in te. E' la constatazione che vivi fuori dagli schemi comuni e in quanto tale forte, forte al punto di mettere a nudo la tua anima e mostrarla a tutti. Fai bene! L'essenziale è che tu non cerca chi possa capirti perchè non esiste. Ognuno è solo sulla faccia della terra, trafitto da un raggio di sole ed è subito sera. Godiamoci i pochi raggi di sole che riusciamo a prendere.
RispondiEliminaCiao Francesca :-)